martedì 25 gennaio 2011

Panettone... rapido (1 giorno circa)

Ho scelto questa ricetta che prevede una lievitazione in sole due fasi, invece delle classiche tre. é più veloce e sono soddisfatta del risultato.


Consiglio di cercare lo stampo prima del tempo perchè non è facile trovarlo.
Molti siti consigliano come costruirlo con la carta da forno, ma avevo paura si potesse rompere in cottura.
Potete usare un pentolino coi bordi molto alti se interamente di metallo, manico compreso.


INGREDIENTI
  • 650 g farina (500 gr "00" e 150 gr Manitoba)
  •  2 cubetti di lievito di birra fresco da 25g (oppure 2 bustine di Lievito di birra)
  • 200 g zucchero
  • 2 buste di Vanillina o 1 bottiglietta di aroma alla vanillina
  • 1 fialetta aroma limone
  • 1 fialetta aroma arancia
  • 1 cucchiaino raso di sale
  • 5 tuorli d'uovo
  • 200 g burro liquefatto
  • 200 ml latte tiepido (40°C)
  • 250 g uvetta (se si preferiscono anche i canditi, la quantità deve essere 200 gr uvetta, 140 gr canditi) o di gocce di cioccolato


PREPARAZIONE


Sciogliere il burro a bagnomaria.


In un grosso recipiente, setacciare le due farine, e unire tutti gli ingredienti (tranne le uvette e i canditi o le gocce di cioccolato)unendo il latte tipido a filo e mescolando.


Utilizzare una frusta elettrice (vedi nell'immagine sotto la "punta" a spirale da usare) per amalgamare bene il tutto, fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo.
Lavorare l'impasto sulla spianatoia infarinata a lungo, allungandolo, ri-appallottolandolo, picchiandolo (almeno 10 minuti).


Ora, mettere l'impasto in un contenitore, lasciarlo lievitare almeno 12 ore, finchè raddoppia, coperto con un canovaccio.
Per aiutarlo (è molto pesante perchè ci sono tutti gli ingredienti) e diminuire l'attesa di molto, l'ho messo nel forno acceso al minimo (il mio 60 gradi), spegnendolo appena andava in temperatura e riaccendendolo quando perdeva il calore. Più lievita in questa fase, migliore sarà il risultato.


Quando è raddoppiato, unire l'uvetta e i canditi precedentemente lavati e asciugati o le gocce di cioccolato.
Io ho fatto entrambi i tipi dividendo a metà l'impasto.
Imburrare e mettere la carta da forno nello stampo e mettere l'impasto riempiendone poco più di metà.
Spennellare con il tuorlo d'uovo e fare una croce in mezzo.
Fare lievitare nuovamente l'impasto per un'ora. Io ho usato il metodo del forno di nuovo.


Infornare a 170 gradi per un'ora, a seconda della dimensione (i miei panettoncini erano cotti in una mezz'ora).
Vale la prova dello stecchino.
Dopo un quarto d'ora si consiglia di coprire la superficie con carta d'alluminio per non farla bruciare, ma basta controllarli spesso e regolare la posizione nel forno.
le mie creatuuuure


Quando il panettone è cotto, bisogna farlo raffreddare a testa in giu per far sì che le uvette non restino tutte sul fondo. Sospeso con uno stuzzaicadente, senza che tocchi il tavolo.
Poi, una spolverata di zucchero a velo e buon appetito!!!!


lunedì 24 gennaio 2011

Ci siamo.
Ci siamo quasi.
tra due settimane parte lui, poi dopo un altro paio di settimane lo raggiungerò.
Iniziano a chiedermi se io sia pronta.
In realtà, non me lo sono mai chiesta. La cosa che adesso mi preoccupa di più è la separazione da lui, anche se breve, mi sembrerà infinita. E penso che avrò talmente tanta voglia di vederlo che mi ritroverò già scesa dall' aereo senza neanche accorgermi di eserci salita.
Ho voglia della mia nuova vita adesso. Non ho per niente paura. Ho voglia di scoprire dove abiterò, che colore avranno le pareti, se ci sarà profumo di salsedine aprendo le finestre. Ho voglia di vedere la festa della regina; non ho mai avuto una regina! Ho voglia di fare la spesa e scoprire nuovi sapori. E poi non vedo l'ora di iniziare a confondere l'italiano e l'inglese parlando. Io che parlo inglese?? Mi sembra una cosa impossibile, uno scoglio che non credevo avrei mai superato, invece adesso so che lo supererò e non so spiegare la sensazione.

"é l'imprevisto che aspetto, niente altro" Bobin.
Sono pronta!

giovedì 20 gennaio 2011

una guerra vinta o un nemico meglio mimetizzato?

Documentario: il corpo delle donne. Testo.

Le immagini televisive sono comunicazione, memoria, sapere ed educazione;  sono uno specchio per nascondere o deformare la realtà.La tv ha un potere incredibile: ruba, deturpa, mina il paesaggio della coscienza di tutti, ci toglie le fondamenta, ci dà un’idea di donna contraffatta , irreale.
Chi sono le donne? Cosa vogliono? Come vengono rappresentate dai mass media?
In tv e nei giornali i volti e i corpi delle donne sono stati occultati, si è persa la complessità del femminile; si propone invece un'unica natura femminile in contrapposizione a quella maschile. La donna presentata in tv deve accontentare e assecondare i presunti desideri maschili.
La donna è stata ridotta e si è autoridotta ad oggetto sessuale. Forse la donna non riesce a guardarsi allo specchio ed accettare se stessa così com’è.
Eppure essere autentici però è uno dei diritti fondamentali dell’uomo.
Le donne spesso hanno introiettato il modello maschile e non sanno più cosa vogliono veramente, si guardano l’un l’altra con occhio maschile; non a caso le pubblicità rivolte alle donne adottano un linguaggio seduttivo, come se dovessero proporsi ad un target maschile. 
Le donne sono sottoposte a una pressione continua sul dover essere belle.
Ma per quale motivo? Perchè il sistema funziona così!
I modelli di riferimento femminili sono tutti uguali: dalla politica, alla musica pop, allo sport, le donne importanti devono essere belle.

Le donne emancipate, se chiamate ad esporre il proprio pensiero come persone di cultura, devono porsi pubblicamente e dichiaratamente come oggetto del desiderio.
La femminilità diligente e studiosa , la percentuale elevata di donne che in ambito scolastico supera il rendimento dei maschi, una volta approdata nel mondo del lavoro sembra scomparire, anzi, alcune delle donne che a livello di istruzione erano tra le più promettenti “usano” il loro corpo e la loro capacità seduttiva come un prodotto da vendere nel mercato dello show business. Che l’obiettivo delle donne sia il successo o che sia il matrimonio il mezzo per riuscirvi sembra essere uno solo: l’avvenenza fisica; le donne “vincenti” usano il corpo come scorciatoia per ottenere un riconoscimento sociale. Si è fatto credere alle donne che il loro potere passi per l’esibizione disinvolta del proprio corpo; c’è il malinteso concetto per cui un essere umano che ha raggiunto la presunta liberazione dagli stereotipi possa usare i medesimi per divertirsi. Ma giocare con i simboli e con gli stereotipi presuppone una consapevolezza così potente e così granitica del gioco medesimo che è molto difficile non restarne scottati.
Molti programmi televisivi, reality e non, rappresentano donne come trepide aspiranti fidanzate e mogli, e in assoluto come membri di un volgarizzato harem, come docili (e nei confronti delle proprie simili, implacabili) esempi di una  femminilità antica. Il corteggiamento, il fidanzamento, il matrimonio in questi programmi sono proposti come l’obiettivo privilegiato dalle donne, conquista da sottrarre alle altre con tutte le armi a disposizione. La donna in tv è presentata come sposa o pornostar, altrimenti come isterica e rampante donna manager, o come perfida ammaliatrice. Nella realtà però, nella famiglia e nel lavoro l’ asimmetria di genere è un dato persistente:la cosiddetta parità invece che assicurare alle donne pari diritti garantisce loro il doppio lavoro, quello non retribuito a casa e quello fuori. 
La falsa immagine della donna vincente nel lavoro corrisponde ad una  percentuale di donne bassissima, in particolare in Italia. La donna rovinafamiglie enfatizzata dai film e contrapposta inevitabilmente alle donne che non rinunciano alla maternità per il lavoro semplicemente esiste in una percentuale trascurabile. Nella vita reale, al contrario, perdura il cosiddetto sex typing, la segregazione  orizzontale, che restringe l’occupazione femminile ad una rosa limitata di professioni; vi è poi la segregazione verticale, il cosiddetto “soffitto di cristallo” che ostacola l’accesso alle gerarchie aziendali.    
L’immagine della donna in tv è umiliante, il suo corpo è oggettivizzato; è scomparso il volto delle donne sopra i 40 anni perchè camuffato da una serie di interventi estetici che rendono l’immagine femminile stereotipata.
Le uniche donne che vengono presentate nella loro naturalezza o compaiono in programmi televisivi con bassa audience in tarda serata, oppure sono rappresentanti di una femminilità sguaiata e volgare, che si mettono in competizione con le donne più giovani .
Cosa si può fare di fronte alla dittatura della tv e dei media verso gli spettatori? Non è comunque sbagliato il sistema dei media in se stesso, compresa la rete Internet, perché non inventa niente e i suoi contenuti non fanno che riflettere il mondo reale, i simboli, le idee, i discorsi, i luoghi comuni, i pregiudizi e gli stereotipi ben installati nella vita quotidiana delle persone. Se mai contribuisce efficacemente a rinforzarli. La pubblicità e i mass media in genere non sono il luogo da cui scaturiscono gli stereotipi, essi  amplificano quegli stereotipi che già esistono. Non bisogna confondere mezzo e messaggio; ciò che conta è entrare nel mondo dei simboli per osservarli e riconoscerli, per renderli, forse e finalmente, innocui.  
Molti giornalisti, esperti, sociologi, opinionisti mettono sotto accusa le “nuove tecnologie”, computer, Playstation e telefonini in testa; eppure quel che avviene ha responsabilità più complesse e sottili, legate ad un’idea profonda del femminile che si distribuisce con modalità apparentemente innocue in centinaia di luoghi e di supporti. E quel che peggio è che questa “educazione” distorta viene impartita alle bambine fin dalla più tenera età. Si pensi alle eroine dei  fumetti, alle riviste per bambine, alla moda che vuole le bambine in minigonna e tanga, alla pubblicità che le dipinge come piccole cuoche, ai giocattoli che ripropongono alle bambine il vecchio armamentario della seduzione miniaturizzato, alle bambole sexy che rispecchiano e inducono i loro sogni: diventare madri, ballerine, estetiste, mogli di calciatori. Spesso poi sono le madri ad accettare acriticamente e a perpetuare i codici di costruzione di identità maschili e femminili stereotipati e discriminanti.


                                                                   di Lorella Zanardo

(Mi sono permessa di pubblicarequeste parole perchè questo documenatrio è davvero illuminante. Guardatelo.
spero di non fare torto a nessuno nel pubblicare questo testo e queste immagini, chiaramente non mie)