mercoledì 26 ottobre 2011

G) OV-Chipkaart... Risparmiare sui mezzi pubblici

La OV-Chipkaart è la carta elettronica che permette di prendere i mezzi pubblici risparmiando parecchio rispetto al biglietto cartaceo.
é possibile acquistare quella anonima (rilascio immediato) a 7,50 cent di euro presso le biglietterie delle stazioni (ad Amsterdam, la casetta bianca bella di fronte alla stazione); si ricarica presso le apposite macchinette con bancomat. é necessario avere un credito residuo sulla chipkaart di almeno 4 euro per usufruire di tram e autobus, di 20 euro per il treno.
Si timbra sia quando si sale sul mezzo ( e viene automaticamente scalata dal credito la cifra sopracitata) che quando si scende ( e vengono accreditati i soldi scalati meno gli effettivi km fatti).
é possibile ordinare on line o tramite apposito modulo (in biglietteria) una Chipkaart personale. Il vantaggio è che se ci si dimentica di timbrare in uscita, è possibile riavere i soldi persi. Inoltre, si possono caricare abbonamenti mensili o annuali direttamente sulle tessera e procedere con la ricarica bancaria automatica (in pratica, non è più necessario caricarla perchè è automatico). Serve solo una foto tessera.

Link utile:
http://www.ov-chipkaart.nl/?home=1

ATTENZIONE:
Per utilizzare la Chipkaart sul treno bisogna prima fare richiesta on line e poi attivarla alle apposite macchinette!!! (Si trovano nelle stazioni, in biglietteria, a volte su autobus e tram e nei supermercati).

F) Assicurazione sanitaria

Purtroppo siamo arrivati nei Paesi Bassi avendo già un contratto di lavoro, per cui la ditta ci ha aiutati molto con l'assicurazione sanitaria e non ho consigli utili. So solo che i primi giorni di lavoro si sono concentrati nel scegliere l'assicurazione ideale perchè l'azienda premeva molto sulla necessità di sottoscriverla immediatamente.
Abbiamo preferito pagare di più ed avere copertura totale.
I vantaggi derivati dal lavoro di un partner coprono anche l'altro convivente: le coppie di fatto qui sono riconosciute!

E) Trovare lavoro

Con un po' di flessibilità non è difficile trovare lavoro.
Necessaria almeno la conoscenza dell'inglese (fluente, qui si intende come molto molto buono: quasi tutti gli olandesi parlano inglese, sono quasi bilingue); logicamente per alcune professioni è necessaria anche la conoscenza dell'olandese.

Ho sentito dire che le agenzie che trovano lavoro (tipo Mainpower) funzionano bene, ma io non le ho usate e non so essere più precisa.

La ricerca del lavoro può essere condotta on line, tramite iscrizione gratuita ai siti appositi.

Siti utili:

https://www.werk.nl/werk_nl/werknemer/home

http://www.expatriates.com/  Molto utile perchè è per gli expat!

é sufficiente scrivere in google werken (lavorare) in (nome città).


Per scrivere un buon CV:
http://www.undutchables.nl/candidates/working-in-the-netherlands/how-to-write-a-good-cv/

Il CV va benissimo anche in inglese.

D) Aprire un conto corrente

Dopo aver ottenuto il BSN è possibile finalmente aprire il conto in banca.
Le banche costano poco rispetto a quelle italiane, sono tutte ottime. Molto diffuse sono la ABN AMRO (che ha il sito internet anche in inglese) e la ING.

Avere un conto corrente è fondamentale sia perchè nei Paesi Bassi si paga per consuetudine quasi tutto con la pinkaart (il bancomat), anche 2 euro, sia perchè molte operazioni si possono svolgere solo on line pagando dal proprio conto corrente ( ad esempio, per ottenere la Chipkaart).

ATTENZIONE: La medesima tessera bancomat si può usare sia come pinkaart (bancomat tradizionale) che come chipnip (corrisponde alle carte ricaricabili italiane), fondamentale per pagare i parcheggi. 

C) Ottenere il BSN


Il BSN è una sorta di codice fiscale, necessario per fare qualsiasi cosa (lavorare, aprire un conto in banca etc).
Corrisponde al "vecchio" sophi nummer: sono la stessa cosa, con un nome diverso!

Servono :
-estratto di nascita internazionale, rilasciato dal proprio comune di nascita;
-carta identità o passaporto (se non hai il passaporto fallo; non è necessario ma è comodo averlo)
-dichiarazione dell'affittuario che hai una residenza
 
Nel comune di Utrecht chiedono anche la copia della carta d'identità del proprietario, ad Amsterdam non serve, credo dipenda dal comune.
 
Per avere il BSN ad Amsterdam devi prendere appuntamento (abbiamo aspettato 2 settimane) ma il rilascio è immediato presso l'expatcenter di Amsterdam. Ad Utrecht l'appuntamento non serve; per altro comuni informarsi presso i vari expatcenter.
 
Link utile:

B) Trovare una casa

Il mercato immobiliare è una vera giungla. Alcune agenzie chiedono una quota di iscrizione per mostrare le case che va dai 10 agli 80 euro (almeno, per quello che so) altre svolgono il servizio gratuitamente. Ho la sensazione che abbiano case inesistenti, un po'  specchietti per le allodole che servono loro per attirare i clienti potenziali. Rost-vast è la piu diffusa agenzia olandese, ma chiedono una quota di iscrizione solo per mandarti via mail case che non corrispondono ai criteri da te chiesti (almeno per me è stato cosi).
La ricerca si svolge soprattutto on line; consiglio di andare in agenzia soprattutto su appuntamento per vedere le case. Chiedere info a loro serve poco perche ti mostrano le stesse case che si possono trovare su internet. E a volte si fanno pure pagare.
I siti piu usati sono:
www.funda.nl (ci sono tutte le case, molte gia affittate)
www.pararius.nl (anche in italiano)
tutti i siti associati alle varie agenzie (agenzia immobiliare= makelaars; affittare=te huur) le cui case spesso le si trovano già su funda e pararius
www. kamernet.nl
www.kamertje.nl

per le camere in affitto
Se si scrive in google huis (casa) te huur (affittare) in (nome città) si trovano moltissimi siti.
ATTENZIONE: Alcuni siti chiedono soldi! Io non mi fiderei. I siti più diffusi sono gratuiti!
Trovare la casa è il primissimo passo e anche il piu difficile (le case sono molto care e il mercato molto molto rapido specie nelle città) ma è necessaria una dichiarazione scritta di colui che  l'affitta per certificare l'indirizzo per poter richiedere il BSN, una specie di codice fiscale olandese (che prima si chiamava Sofi nummer), necessario per lavorare.

Una mia lettrice mi ha segnalato che è più conveniente comprare casa che affittare. Non l'avevo specificato perchè questa vuole essere una minuscola guida per chi muove i primissimi passi nei Paesi Bassi.
Comunque sì, comprando casa lo stato  ridà qualcosa come la metà degli interessi versati e, visto gli affitti proibitivi, se si pensa di fermarsi almeno 4 anni comprare conviene di più.

A) Le prime cose da fare appena arrivati nei Paesi Bassi e documenti da portare con sè

B)Trovare una casa (scordatevi di fare "in nero")
C) Ottenere il BSN (codice fiscale olandese)
D) Aprire un conto in banca
E) Trovare un lavoro
F) Fare un'assicurazione sanitaria

G) Se usate i mezzi pubblici: ottenere una Chipkaart
H) Se amate i musei: sottoscrivere una museum kaart

Avere una residenza è di sicuro il primo passo e forse il più difficile. Se avete la fortuna come noi di partire con già un lavoro spesso sarà il datore ad informarvi ed aiutarvi con l'assicurazione sanitaria. Nei Paesi Bassi non esiste assistenza statale o pubblica quindi, come in America, bisogna provvedere a pagarsela.

La burocrazia olandese è fitta come quella italiana ma è piuttosto snella e rapida. Molte info si trovano su internet che è indispensabile qui (spesso agli sportelli si limitano a romandarvi alla visione del sito di pertinenza).

DOCUMENTI DALL'ITALIA:

-Estratto di nascita internazionale ( rilasciato dal proprio comune di nascita)
-Carta d'identità o passaporto (quest'ultimo non necessario, ma apprezzato)
-Certificato di studi in inglese  ( non necessario se non richiesto dal datore di lavoro olandese, ma fondamentale per le professioni che richiedono un'iscrizione a qualche sorta di albo).

N.B.La laurea in inglese è rilasciata gratuitamente dall'università italiana di competenza.

mercoledì 20 luglio 2011

Inizio ad odiare sempre più gli aeroporti.
Prima erano VACANZA, ma ora sono SEPARAZIONE.
E cuore a metà. Per sempre. Mi sa che non passa mai, la nostalgia.
Domani arrivi tu e io sono felice ma sto già pensando a quando te ne andrai e chissà se e quando tornerai.



Spero solo ne valga la pena perchè non ne sono più sicura.

giovedì 2 giugno 2011

martedì 24 maggio 2011

il miracolo della vita

è che io tutte le volte che ci penso inizio a piangere...ormai sono tre giorni che è così...

d'altra parte.. alla maturità ero dietro di te...ci sono delle canzoni che mi ricordano le tue confidenze sul tuo primo amore...ero nel letto vicino al tuo la notte  dopo che vi siete lasciati...non ho dormito la notte prima della tua laurea.. e quando ho visto lui, mi ricordo che ho subito capito che era l'uomo della tua vita..e mi ricordo le tue ansie...e le separazioni in centrale...e la tua gioia..ho pianto come una pazza nel bagno del ristorante al tuo matrimonio...ero lì, alla tua destra mentre dicevi sì...

wow...sei partita...

il viaggio della tua vita che non dimenticherai mai più..chissà quante volte racconterai a lui di questo giorno!e se penso che quando leggerai queste parole lui sarà già vicino a te...wow...da domani niente sarà come prima. sarà più bello.
 questi mille km non bastano a separarmi da te...piango piango piango...sono commossa, felice e stupita...
in bocca al lupo....

sempre al tuo fianco.

domenica 22 maggio 2011

un Tulipano nero

Ogni parola ha un preciso significato. Non si possono confondere le parole, le cose, le emozioni. La parola è tutto per noi uomini. Sceglierne di usare una o l'altra non è indifferenza, indica sempre qualcosa.
Nessuno si è mai sbagliato chiamando Tulipano uno stelo di cicoria. Allo stesso modo, non si può usare la parola Amico sempre, indifferentemente, casualmente. é una parola bella, preziosa, che indica una rarità più introvabile di un tulipano, ecco, da scovare e ricercare come un tulipano nero.

Non si può permettere alla cattiveria del mondo di ferire chi amiamo e premiarli con la parola Amico.

venerdì 6 maggio 2011

Favole Classiche - Esopo - Il contadino, il figlio e l'asino

Un vecchio faceva il cammino con il figlio giovinetto. Il padre e il figlio avevano un unico piccolo asinello: a turno venivano portati dall'asino ed alleviavano la fatica del percorso. Mentre il padre veniva portato e il figlio procedeva con i suoi piedi, i passanti li schernivano: "Ecco," dicevano "un vecchietto moribondo e inutile, mentre risparmia la sua salute, fa ammalare un bel giovinetto". Il vecchio saltò giù e fece salire al suo posto il figlio suo malgrado. La folla dei viandanti borbottò: "Ecco, un giovinetto pigro e sanissimo, mentre indulge alla sua pigrizia, ammazza il padre decrepito". Egli, vinto dalla vergogna, costringe il padre a salire sull'asino.

Così sono portati entrambi dall'unico quadrupede: il borbottìo dei passanti e l'indignazione si accresce, perché un unico piccolo animale era montato da due persone. Allora parimenti padre e figlio scendono e procedono a piedi  con l'asinello libero. Allora sì che si sente lo scherno e il riso di tutti: "Due asini, mentre risparmiano uno, non risparmiano se stessi". Allora il padre disse: "Vedi figlio: nulla è approvato da tutti; ora ritorneremo al nostro vecchio modo di comportarci".


da: http://www.paroledautore.net/fiabe/classiche/esopo/contadino_figlio_asino.htm

giovedì 28 aprile 2011

Tratto dal libro “Emozioni su Topolino” di Gianni Maritati


15 dicembre 1966: piange, Topolino. E’ forse l’unica volta in cui il personaggio più ottimista della fantasia tradisce un’emozione così profonda e struggente. Con la testa reclinata sul petto, abbandonata nel palmo della mano sinistra, Topolino versa caldi lacrimoni appena un invisibile amico gli comunica la brutta notizia che, a dieci giorni dal Natale, papà Walt è morto a 65 anni a Burbank, nella sua, anzi nella «loro» calda California. Un’immagine indimenticabile, scolpita per sempre nella celebre copertina che uno dei più grandi «Disney italiani», Giovan Battista Carpi, disegnò per il settimanale Epoca. Intanto, sul numero natalizio del suo settimanale, il 578, Topolino appariva sorridente vicino al suo amico Paperino. Insieme, portano i regali ai nipoti di Paperino, Qui, Quo e Qua, che, con le bianche manine protese a scoprire cosa c’è di bello in quei pacchi variopinti, sbucano fuori da un albero addobbato a festa e sormontato dalla più classica delle scritte: «Buon Natale». Ma la copertina più «vera» è quella di Epoca. In quello sconforto senza limiti di Topolino, che per un lungo attimo sembra quasi spezzare l’incantesimo dell’immaginazione artistica, c’è posto anche per l’amarezza di un premio Nobel per la pace mai arrivato a suggellare una lunga sequenza di premi Oscar e di lauree ad honorem. Della possibilità di una candidatura di Walt Disney, si era parlato qualche tempo prima della sua morte negli ambienti intellettuali parigini. Ma l’idea non avrebbe avuto seguito, nonostante gli appelli di tanti appassionati estimatori come Oriana Fallaci, che concludeva così una sua lunga intervista a Walt Disney pubblicata sull’Europeo del 9 giugno 1966: «Signori di Stoccolma, austeri signori che non avete mai udito un fiore che canta, non avete mai volato come Peter Pan, non avete mai visto una sirena, non avete mai pianto dinanzi a un robot, non avete mai riso coi Tre Porcellini, non avete mai usato uno scheletro a fin di bene, signori di Stoccolma che deste il Nobel per la pace a Giuseppe Stalin: datelo a lui, questa volta. A Walter Elias Disney, abitante a Los Angeles, Usa. Anche se lui non lo vuole. Anche se dopo ci fa una barchetta e ci gioca nella vasca da bagno, scuotendo la testa. E negli occhi maliziosi, distratti, una goccia zitta di malinconia».
Il Nobel per la pace non arrivò. Eppure, pensa il Topolino di Epoca vicino al suo spoglio, sconsolato albero di Natale, papà Walt ha fatto tanto per l’infanzia di tutto il mondo. E non solo per l’infanzia, ma per tutti gli esseri umani che grazie alla sua Fabbrica di sogni possono riscoprirsi più veri con se stessi, più fiduciosi nei rapporti con gli altri, più aperti al mistero, e al rispetto, di madre natura. Moralmente, Walt Disney e tutti gli artisti del suo Studio lo avevano già vinto, quel Nobel per la pace, grazie a decenni di lavoro, di sfide, di intuizioni. Una storia, quasi una favola, che è sempre bello raccontare.
 

martedì 26 aprile 2011

Invisibilmente fragile

..e fa sempre un po' male vederti come prima, sentire le tue battute buttate lì apparentemente senza farci caso, sentirti prendere scuse sul perchè non ti va, ma sul domani che sarà diverso..

E ti guardo, così bella, così forte in apparenza, così profonda, intelligente, sempre al posto giusto, così invidiabile.

Sono anni che mi chiedo perchè ma credo che non avrò mai risposta.

..e da forte, bella, coraggiosa, donna, diventi un piccolo uccellino da sorreggere delicatamente..Sento che se chiudessi un po' le mani ti potrei schiacciare..

E mi ricordo quel biglietto,e  ti guardo e mi ricordo le mille lacrime versate, le mille che verserei ancora. Invisibili.

venerdì 22 aprile 2011

Un anno dopo...

é passato un anno dall'inizio della nostra convivenza.
L'anno scorso, spesso mi chidevo come sarebbe stato questo primo anniversario, e di tutte le cose che potevo immaginare, certo non avrei mai pensato di festeggiarlo in Olanda.
Un anno fa entravamo nella nostra casetta, dopo averla aspettata tanto, dopo averla immaginata, sognata, progettata. Stavo imbiancando, la nostra casetta era un cantiere. Aspettavo con ansia i mobili, la cucina, mi pareva un sogno vederla sistemata, non riuscivo ad immaginarla. Un anno fa Duke soffriva le stesse crisi d'ansia di adesso. Povero tesoro.

Ed eccoci qui, insieme, in una nuova casetta, in un nuovo Paese, ad imparare una nuova lingua.
E io che credevo che sarei stata tutta la vita o quasi nel nuovo paesello...
Un anno fa credevo in molte persone che mi hanno delusa. Mi chiedevo come sarebbe andata questa convivenza.Penso sia andata bene se oggi siamo in Olanda, sempre insieme.

Certo che questo tipo di esperienze fa crescere molto più in fretta. Che bella la vita, adoro il suo lato misterioso, imprevisto. Ne è il sale.

mercoledì 20 aprile 2011

Non chiudete quella porta!!!!

Lo sapevo, appena l'ho vista sapevo che presto sarei rimasta chiusa fuori..nel giardino. Eh già perchè c'è una porta che da fuori non ha la maniglia e si apre solo con la chiave. E non è neanche a prova di Duke che la riesce ad aprire lo stesso. Come, non si sa.
Oggi appunto volevo fare la prova per chiudere a chiave dall'interno, affinchè Duke domani non scappi. Io non riesco a chiuderla perchè è maledettamente dura quella stupida porta. Quindi ho messo la chiave nella serratura interna.
Avevo quasi frescolino mentre mangiavo e ho deciso di bermi il caffè fuori al sole, visto che qui è estate.
Ho appoggiato il caffè sul tavolino e ho pensato di andare a prendere la sedia comoda comoda della sala. La porta era chiusa.
Ho passato due ore e mezza nel tentativo di riaprirla. Le finestre erano tutte chiuse, solo quella al primo piano era a perta. E che siamo pazzi che mi arrampico? No, non sono in grado. Pensavo all'agilità di Candy Candy e la invidiavo.
Allora ho deciso che dovevo recuperare la chiave, infilando il braccio nello sportellino per il gatto. Ho provato mille bastoni, finchè ne ho trovato uno sottile e lungo abbastanza e sono riuscita a incastrarlo nella chiave. Ma non si sfilava. Certo, è dura quella maledetta serratura!!! Volevo allora smontare la maniglia, per fortuna la cassetta degli attrezzi è fuori. Niente, non ci sono viti, non ci sono chiodo, avevo paura di romperla.
In quel momento vedo Duke. Duke era IN casa!!!Dovevo solo farlo saltare sulla maniglia! Lo chiamavo, lo incitavo, ho  provato con le crocchette, con la pallina ma niente. Ho finto di piangere di ridere di uscire. Niente. Ti prego Duke salta sulla maniglia!!!Qual è la cosa che fa impazzire Duke??? certo, il guinzaglio!!!!Dai Duke vieni andiamo, guarda il guinzaglio!!! E qui si scatena in abbaii e uggiolii come dire aprimi che arrivo! Duke sa aprire le porte, ma sa che non lo deve fare e così davanti a me non ha osato farlo.
Certo che se non ci fosse lo sportello del gatto non mi graffierei tutto il braccio e forse ce la farei col buco piu largo. Lo smonto.
Ok. Allora visto che il bastoncino si piega, costruiamo un braccio più lungo. Una sega con attaccato il rastrello.Con la sega aggancio la chiave, ma niente non esce.
Proviamo a scassinare la serratura o a fare saltare fuori la chiave. Provo con cacciavite, punta del trapano (che mi si spacca nella serratura) e con la molla di una molletta per i panni smontata. Niente, io non le so fare ste cose.
Intanto ho fatto pipì in un vaso. Non ce la facevo più. Duke non la fa e allora la faccio io eheheh E si muore dal caldo. Tolgo i pantaloni. Non posso neanche chiamare i vicini, non hanno le chiavi.
Lampo di genio! Che stupida, la porta non è chiusa a chiave! Posso tirare giu la maniglia è più facile!Lego una corda col nodo scorsoio e la faccio scendere. Si può fare. Ma come metto la corda sulla maniglia? Provo col rastrello.

...si lo ammetto ho scoperto di essere stupida o di avere molto poco spirito pratico...

Dopo 5 minuti che tento di agganciare la corda, il colpo di genio ulteriore: La maniglia si può tirare giù anche col rastrello!

E dopo due ore e mezza sono in casa.

sabato 9 aprile 2011

Ritorno a casa

Il viaggio di ritorno in Olanda è stata tutta un'avventura. Finito di caricare la macchina, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo deciso di partire immediatamente enza dormire.Doccia, e amezzanotte via. Con Duke che ha dormito per 14 ore di viaggio senza mai piangere. Bravissimo.

Ore e ore a macinare la schwarzwald, finch' all'improvviso il terreno è diventata pianura, gli alberi sono spaiti per far posto all'erba verde intenso, come solo in olanda l'ho vista.

E sono scese le lacrime..

E lui, il mio bellissimo cagnone, mi ha dato la sensazione di annusare l'aria come se fosse stato finalmente a casa..In fondo lui è un Belga e l'istinto varrà pure a qualcosa..

venerdì 1 aprile 2011

Davanti a San Guido

Ho trascorso un viaggio in aereo che è stato un turbinio di emozioni. Sono partita col dispiacere per le persone che lasciavo e per i posti, pur sapendo che presto sarei tornata. Mi chiedevo dove avrei sentito di essere a casa.

Il cielo era nuvoloso; si vedeva solo nebbia dal finestrino. Quando l'aereo ha iniziato l'atterraggio, all'improvviso le nubi si sono aperte e dal finstrino si vedeva solo un'immensa pianura. La mia pianura. Ho sentito l'emozione salire fino agli occhi, un brivido in tutto il corpo. Mi sono girata di scatto verso il finestrino opposto: eccole, svettavano nel cielo magnifiche, le cime spruzzate di neve, le Alpi! le lacrime hanno iniziato a scendere, non potevo farci nulla. Le mie montagne! mi sono vista passare davanti mille ricordi, mille momenti, mille mattine in cui le osservavo scintillare, mille passeggiate in cui, sempre timida e da lontano, osservavo le loro cime.

Ho pensato ad Heidi e a Carducci. Stupido, ma vero.

E quando ho potuto stare nella mia pianura mi sono sentita delusa dal constatare che essa non è affatto infinita come la pianura olandese.

Chissaà, sarò un giorno turista in questa terra?

DAVANTI SAN GUIDO
 


 


I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardâr.

Mi riconobbero, e - Ben torni omai -
Bisbigliaron vèr me co 'l capo chino -
Perché non scendi? perché non ristai?
Fresca è la sera e a te noto il cammino.

Oh sièditi a le nostre ombre odorate
Ove soffia dal mare il maestrale:
Ira non ti serbiam de le sassate
Tue d'una volta: oh, non facean già male!

Nidi portiamo ancor di rusignoli:
Deh perché fuggi rapido così
Le passere la sera intreccian voli
A noi d'intorno ancora. Oh resta qui!

Bei cipressetti, cipressetti miei,
Fedeli amici d'un tempo migliore,
Oh di che cuor con voi mi resterei -
Guardando io rispondeva - oh di che cuore!

Ma, cipressetti miei, lasciatem'ire:
Or non è più quel tempo e quell'età.
Se voi sapeste!... via, non fo per dire,
Ma oggi sono una celebrità.

E so legger di greco e di latino,
E scrivo e scrivo, e ho molte altre virtù;
Non son più, cipressetti, un birichino,
E sassi in specie non ne tiro più.

E massime a le piante. - Un mormorio
Pe' dubitanti vertici ondeggiò,
E il dì cadente con un ghigno pio
Tra i verdi cupi roseo brillò.

Intesi allora che i cipressi e il sole
Una gentil pietade avean di me,
E presto il mormorio si fe' parole:
Ben lo sappiamo: un pover uomo tu se'.

Ben lo sappiamo, e il vento ce lo disse
Che rapisce de gli uomini i sospir,
Come dentro al tuo petto eterne risse
Ardon che tu né sai né puoi lenir.

A le querce ed a noi qui puoi contare
L'umana tua tristezza e il vostro duol;
Vedi come pacato e azzurro è il mare,
Come ridente a lui discende il sol!

E come questo occaso è pien di voli,
Com'è allegro de' passeri il garrire!
A notte canteranno i rusignoli:
Rimanti, e i rei fantasmi oh non seguire;

I rei fantasmi che da' fondi neri
De i cuor vostri battuti dal pensier
Guizzan come da i vostri cimiteri
Putride fiamme innanzi al passegger.

Rimanti; e noi, dimani, a mezzo il giorno,
Che de le grandi querce a l'ombra stan
Ammusando i cavalli e intorno intorno
Tutto è silenzio ne l'ardente pian,

Ti canteremo noi cipressi i cori
Che vanno eterni fra la terra e il cielo:
Da quegli olmi le ninfe usciran fuori
Te ventilando co 'l lor bianco velo;

E Pan l'eterno che su l'erme alture
A quell'ora e ne i pian solingo va
Il dissidio, o mortal, de le tue cure
Ne la diva armonia sommergerà.

Ed io - Lontano, oltre Appennin, m'aspetta
La Tittì - rispondea -; lasciatem'ire.
È la Tittì come una passeretta,
Ma non ha penne per il suo vestire.

E mangia altro che bacche di cipresso;
Né io sono per anche un manzoniano
Che tiri quattro paghe per il lesso.
Addio, cipressi! addio, dolce mio piano!

Che vuoi che diciam dunque al cimitero
Dove la nonna tua sepolta sta? -
E fuggìano, e pareano un corteo nero
Che brontolando in fretta in fretta va.

Di cima al poggio allor, dal cimitero,
Giù de' cipressi per la verde via,
Alta, solenne, vestita di nero
Parvemi riveder nonna Lucia:

La signora Lucia, da la cui bocca,
Tra l'ondeggiar de i candidi capelli,
La favella toscana, ch'è sì sciocca
Nel manzonismo de gli stenterelli,

Canora discendea, co 'l mesto accento
De la Versilia che nel cuor mi sta,
Come da un sirventese del trecento,
Piena di forza e di soavità.

O nonna, o nonna! deh com'era bella
Quand'ero bimbo! ditemela ancor,
Ditela a quest'uom savio la novella
Di lei che cerca il suo perduto amor!

Sette paia di scarpe ho consumate
Di tutto ferro per te ritrovare:
Sette verghe di ferro ho logorate
Per appoggiarmi nel fatale andare:

Sette fiasche di lacrime ho colmate,
Sette lunghi anni, di lacrime amare:
Tu dormi a le mie grida disperate,
E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare.

Deh come bella, o nonna, e come vera
È la novella ancor! Proprio così.
E quello che cercai mattina e sera
Tanti e tanti anni in vano, è forse qui,

Sotto questi cipressi, ove non spero,
Ove non penso di posarmi più:
Forse, nonna, è nel vostro cimitero
Tra quegli altri cipressi ermo là su.

Ansimando fuggìa la vaporiera
Mentr'io così piangeva entro il mio cuore;
E di polledri una leggiadra schiera
Annitrendo correa lieta al rumore.

Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo
Rosso e turchino, non si scomodò:
Tutto quel chiasso ei non degnò d'un guardo
E a brucar serio e lento seguitò
Giosuè Carducci 

Mia cara Olanda, non vedo l'ora di vederti!

venerdì 18 marzo 2011

Eh no, ora scoppio! Cronaca.

Iniziamo dalla notizia che ha meno attinenza delle altre.
Ieri, 17 marzo 2011, si celebrano i 150 anni per l'Unità d'Italia.
Direi che con tutto ciò che sta accadendo in Italia e nel mondo, ci sia molto poco da festeggiare. Ma gli italiani sono facili a dimenticare se si prospetta loro un giorno di ferie in più. Mi pare che molti abbiano già dimenticato che questo giorno verrà detratto dalle ferie abituali e che non è un regalo. Ma cade di giovedì, per molti si prospetta un bel ponte, e, si sa il calendario 2011 è così avaro di ponti che vale la pena scendere in piazza a sbandierare il tricolore e , perchè no?, a cantare l'Inno di Mameli che dopo la mirabile parafrasi di Benigni ha riacquistato tanta popolarità da farci dimenticare il Bunga Bunga, il terremoto, le centrali nucleari e da far passare in sordina lo scicallaggio scandaloso dell'Alitalia verso i nostri connazionali. Dunque Viva l'Italia! e che prolifichino le bandiere appese alle finestre! D'altra parte persino Obama è stato cosi magnanimo da dichiarare questo giorno Festa dell'Unità italiana di fronte ai propri connazionali. Ciò basti a renderlo un "grande"; almeno, questo è il commento che ho sentito.

Terremoto del Giappone. Prima di tutto, profondo rispetto per la calma e la dignità infinita dei giapponesi. Nessuna scena di disperazione, di panico. E per averci dimostrato che le misure antisismiche funzionano e servono. E pure in Italia molti morti si sarebbero potuti evitare. Ma sì, tanto noi sbandieriamo il tricolore!
A questo proposito, vi mando alcuni link che vi chiedo per favore di guardare e di leggere:
http://www.youtube.com/watch?v=gmRP_TwXdy0

http://www.ecologiae.com/trivia-quiz-tsunami-e-altri-eventi-naturali/1377/

Ditemi cosa ne pensate. Su questo non mi esprimo anche se mi pare un'ipotesi verosimile. Il tutto per me è nato dalla domanda sul motivo di tanti tsunami in questo momento storico, quando non mi risulta che nella storia ci siano stati fenomeni del genere, o almeno, non così frequenti.
Chiedendomi quanta verità ci sia in questi video ci sto perdendo le notti. Ma vedo che quando posto la questione nessuno mi da retta. Come sempre, chiudiamo gli occhi- e poi mi chiedono come potevano così tante persone fare finta di nulla all'epoca dei campi di concentramento. Probabilmente festeggiavano il ponte di qualche festa.

Infine, giungiamo allo scandaloso sciacallaggio Alitalia, che ha chiesto 5000 euro per un biglietto Giappone -Italia. Vale a dire, condannare a morte le persone intrappolate là dove la situazione delle centrali nucleari è così instabile e pericolosa. Bisognerebbe fare evacuare più persone possibile, aerei gratis, secondo me. Parliamo di vite umane.
http://www.repubblica.it/esteri/2011/03/16/news/ritorno_in_aereo_degli_italiani-13674494/
Ma sì, in fondo a noi finchè non toccano il nostro orticello che ci importa delle vite altrui? Di fronte a migliaia di vite spazzate via dalle varie guerre non è forse vero che ci destabilizziamo un minimo solo quando arriva la notizia che è morto un italiano? e ogni volta mi chiedo: non vi importa niente delle migliaia di civili solo perchè sono di un'altra nazionalità?
Ma si sa, i giorni della memoria sono fatti apposta per celebrare queste vittime, il prossimo anno faremo un minuto di silenzio, ora cantiamo il nostro inno.

sabato 12 marzo 2011

Amstelveen

Sei stata la nostra prima "casa" olandese; è passato solo un mese, ma quanto tempo può sembrare un mese?
Mi sembrano familiari le tue strade, i volti delle persone, pensa, io qui avevo già il "mio" airone, la mia piccola routine. Conosco gli scaffali dei prodotti al supermercato, sono diventata più veloce a leggerne le etichette, ho fatto la tessera. So dove trovare i mezzi pubblici e quando. Ne conosco il colore.
Ho iniziato a chiamare "casa" la nostra stanza. Più volte mi sono trattenuta dall'abbellirla, sapendo che è una sistemazione temporanea.

C'è un po' di malinconia, quella che ti accompagna ogni volta che lasci un posto che ti ha reso felice e che ti sta diventando caro. Non pensavo sarebbe stato possibile in così poco tempo e in una città che, in sè, non ha molto di speciale. Ma lo sei stata per me.
Grazie Amstelveen.
Ciao caro airone che mi hai strappato il mio primo sorriso il mio primo giorno qui da sola. Mi hai fattio compagnia, nei miei pensieri, nelle mie fantasie.

giovedì 10 marzo 2011

auguri a te...ma serve a tutti noi

Quando scoprirai quel che vuoi essere nella tua vita,
fa in modo di farlo come se l'Onnipotente t'avesse chiamato
in questo particolare momento della storia per farlo.
Non far soltanto in modo di fare un buon lavoro.
Fa in modo di fare un tale lavoro che i viventi, i trapassati
e i non ancora nati non possano far di meglio.

Se ti capita in sorte d'essere uno spazzino,
spazza le strade come Michelangelo dipingeva quadri,
spazza le strade come Beethoven componeva musica,
spazza le strade come Leontyne Price cantava all'opera,
spazza le strade come Shakespeare scriveva poemi.
Spazza le strade così bene che tutti in Paradiso e in terra
debbano fare una pausa e dire:
Qui visse un grande spazzino che fece davvero bene il suo lavoro.

Se non puoi essere un pino sulla cima della collina,
sii una saggina nella valle,
ma sii la migliore piccola saggina
sul crinale della collina.

Se non puoi essere un albero,
sii un cespuglio.
Se non puoi essere una via maestra
sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole,
sii una stella.

Perchè non è per via delle dimensioni
che si ha successo o si fallisce.
Sii il meglio di qualsiasi cosa tu sia.
-M.L. King-

Dank Nederland!

Da quando sono qui, ogni giorno ho la sensazione di essere al posto giusto, al momento giusto.passano cosi tanti treni che non so su quale salire, non vorrei farmene scappare nemmeno uno.
Wow...

martedì 8 marzo 2011

AUGURI MAMME,ZIE,AMICHE,CUGINE,SORELLE,NONNE,AMANTI,MOGLI,FIDANZATE,SINGLE..!!!!!!!!!!!!!!

AUGURI A TUTTE LE DONNE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Non ho capito se anche in Olanda si usa regalare la mimosa o no...
é uno dei miei fiori preferiti: giallo, come il sole, allegro, vivace, semplice, come tutto ciò che è bello, profumato, da inebriare con un mazzetto tutta la casa.
viva la mimosa!!!!!!!!!!!!
e mi raccomando, non riducetevi stasera a prendervi l'unico giorno di libertà dell'anno, non rendiamo questa festa un'altra concessione maschile, non mettetevi al loro livello godendo di spogliarelli o cose squallide del genere... Valiamo molto di più donne!!!!!!!!!!!!


DA WIKIPEDIA (http://it.wikipedia.org/wiki/Giornata_internazionale_della_donna)

Il «Woman's Day» negli Stati Uniti (1908-1909)
Clara Zetkin
Nel VII Congresso della II Internazionale socialista, tenuto a Stoccarda dal 18 al 24 agosto 1907, nel quale erano presenti 884 delegati di 25 nazioni - tra i quali i maggiori dirigenti socialisti del tempo, come i tedeschi Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, August Bebel, i russi Lenin e Martov, il francese Jean Jaurès - vennero discusse tesi sull’atteggiamento da tenere in caso di una guerra europea, sul colonialismo e anche sulla questione femminile e sulla rivendicazione del voto alla donne.
Su quest'ultimo argomento il Congresso votò una risoluzione nella quale si impegnavano i partiti socialisti a «lottare energicamente per l’introduzione del suffragio universale delle donne», senza «allearsi con le femministe borghesi che reclamano il diritto di suffragio, ma con i partiti socialisti che lottano per il suffragio delle donne». Due giorni dopo, dal 26 al 27 agosto, fu tenuta una Conferenza internazionale delle donne socialiste, alla presenza di 58 delegate di 13 paesi, nella quale si decise la creazione di un Ufficio di informazione delle donne socialiste: Clara Zetkin fu eletta segretaria e la rivista da lei redatta, Die Gleichheit (L’uguaglianza), divenne l’organo dell’Internazionale delle donne socialiste.
Non tutti condivisero la decisione di escludere ogni alleanza con le «femministe borghesi»: negli Stati Uniti, la socialista Corinne Brown scrisse, nel febbraio del 1908 sulla rivista The Socialist Woman, che il Congresso non avrebbe avuto «alcun diritto di dettare alle donne socialiste come e con chi lavorare per la propria liberazione». Fu la stessa Corinne Brown a presiedere, il 3 maggio 1908, causa l’assenza dell’oratore ufficiale designato, la conferenza tenuta ogni domenica dal Partito socialista di Chicago nel Garrick Theater: quella conferenza, a cui tutte le donne erano invitate, fu chiamata «Woman’s Day», il giorno della donna. Si discusse infatti dello sfruttamento operato dai datori di lavoro ai danni delle operaie in termini di basso salario e di orario di lavoro, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto alle donne.
Quell’iniziativa non ebbe un seguito immediato, ma alla fine dell'anno il Partito socialista americano raccomandò a tutte le sezioni locali «di riservare l’ultima domenica di febbraio 1909 per l’organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile». Fu così che negli Stati Uniti la prima e ufficiale giornata della donna fu celebrata il 28 febbraio 1909.

[modifica] La Conferenza di Copenaghen (1910)

Aleksandra Kollontaj
Il lunghissimo sciopero, che vide protagoniste più di 20.000 camiciaie newyorkesi, durato dal 22 novembre 1908 al 15 febbraio 1909, fu considerato, nel Woman's Day tenuto a New York il successivo 27 febbraio, come una manifestazione che univa le rivendicazioni sindacali a quelle politiche relative al riconoscimento del diritto di voto femminile. Le delegate socialiste americane, forti dell'ormai consolidata affermazione della manifestazione della giornata della donna, decisero pertanto di proporre alla seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste, tenutasi nella Folkets Hus (Casa del popolo) di Copenaghen dal 26 al 27 agosto 1910 - due giorni prima dell'apertura dell'VIII Congresso dell'Internazionale socialista - di istituire una comune giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne.
Negli ordini del giorno dei lavori e nelle risoluzioni approvate in quella Conferenza non risulta che le 100 donne presenti in rappresentanza di 17 paesi abbiano istituito una giornata dedicata ai diritti delle donne: risulta però nel Die Gleichheit, redatto da Clara Zetkin, che una mozione per l'istituzione della Giornata internazionale della donna fosse «stata assunta come risoluzione».
Mentre negli Stati Uniti continuò a tenersi l'ultima domenica di febbraio, in alcuni paesi europei - Germania, Austria, Svizzera e Danimarca - la giornata della donna si tenne per la prima volta il 19 marzo 1911[1] su scelta del Segretariato internazionale delle donne socialiste. Secondo la testimonianza di Aleksandra Kollontaj, quella data fu scelta perché, in Germania, «il 19 marzo 1848 durante la rivoluzione il re di Prussia dovette per la prima volta riconoscere la potenza di un popolo armato e cedere davanti alla minaccia di una rivolta proletaria. Tra le molte promesse che fece allora e che in seguito dimenticò, figurava il riconoscimento del diritto di voto alle donne». In Francia la manifestazione si tenne il 18 marzo 1911, data in cui cadeva il quarantennale della Comune di Parigi[2].
Non fu però ripetuta tutti gli anni, né celebrata in tutti i paesi: in Russia si tenne per la prima volta a San Pietroburgo solo nel 1913, il 3 marzo, su iniziativa del Partito bolscevico, con una manifestazione nella Borsa Kalašaikovskij, e fu interrotta dalla polizia zarista che operò numerosi arresti. In Germania, dopo la celebrazione del 1911, fu ripetuta per la prima volta l'8 marzo 1914, giorno d'inizio di una «settimana rossa» di agitazioni proclamata dai socialisti tedeschi, mentre in Francia si tenne con una manifestazione organizzata dal Partito socialista a Parigi il 9 marzo 1914.

[modifica] L'8 marzo 1917

Le celebrazioni furono interrotte dalla Prima guerra mondiale in tutti i paesi belligeranti, finché a San Pietroburgo, l'8 marzo 1917 - il 23 febbraio secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia - le donne della capitale guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della guerra: la fiacca reazione dei cosacchi inviati a reprimere la protesta incoraggiò successive manifestazioni di protesta che portarono al crollo dello zarismo, ormai completamente screditato e privo anche dell'appoggio delle forze armate, così che l'8 marzo 1917 è rimasto nella storia a indicare l'inizio della «Rivoluzione russa di febbraio». Per questo motivo, e in modo da fissare un giorno comune a tutti i Paesi, il 14 giugno 1921 la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, tenuta a Mosca una settimana prima dell’apertura del III congresso dell’Internazionale comunista, fissò all'8 marzo la «Giornata internazionale dell'operaia».
In Italia la Giornata internazionale della donna fu tenuta per la prima volta soltanto nel 1922, per iniziativa del Partito comunista d'Italia, che volle celebrarla il 12 marzo, in quanto prima domenica successiva all'ormai fatidico 8 marzo. In quei giorni fu fondato il periodico quindicinale Compagna, che il 1º marzo 1925 riportò un articolo di Lenin, scomparso l'anno precedente, che ricordava l'8 marzo come Giornata internazionale della donna, la quale aveva avuto una parte attiva nelle lotte sociali e nel rovesciamento dello zarismo.
La connotazione fortemente politica della Giornata della donna, l’isolamento politico della Russia e del movimento comunista e, infine, le vicende della Seconda guerra mondiale, contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione. Così, nel dopoguerra, cominciarono a circolare altre versioni, secondo le quali l’8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una fabbrica di camicie a New York, facendo probabilmente confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l’incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori, in gran parte giovani donne immigrate dall'Europa. Altre versioni citavano la violenta repressione poliziesca di una manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi a New York nel 1857,[3] mentre altre ancora riferivano di scioperi o incidenti verificatesi a Chicago, a Boston o a New York.
Nonostante le ricerche effettuate da diverse femministe tra la fine degli anni '70 e gli '80 abbiano dimostrato l'erroneità di queste ricostruzioni, le stesse sono ancora diffuse sia tra i mass media che nella propaganda delle organizzazioni sindacali.[4][5][6][7]

[modifica] Compare la mimosa

Manifestazione femminista
Nel settembre del 1944 si creò a Roma l’UDI, Unione Donne in Italia, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d'Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro e fu l’UDI a prendere l’iniziativa di celebrare, l’8 marzo 1945, le prime giornate della donna nelle zone dell’Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all'ONU una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della guerra, l'8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l'Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, secondo un'idea di Teresa Noce [8], Rita Montagnana e di Teresa Mattei.[9]
Negli anni del 1950, anni di guerra fredda e del ministero Scelba, distribuire in quel giorno la mimosa o diffondere Noi donne, il mensile dell'Unione Donne Italiane (UDI), divenne un gesto «atto a turbare l’ordine pubblico», mentre tenere un banchetto per strada diveniva «occupazione abusiva di suolo pubblico».[10] Nel 1959 le parlamentari Pina Palumbo, Luisa Balboni e Giuliana Nenni presentarono una proposta di legge per rendere la giornata della donna una festa nazionale, ma l'iniziativa cadde nel vuoto.
Il clima politico migliorò nel decennio successivo, ma la ricorrenza continuò a non ottenere udienza nell'opinione pubblica finché, con gli anni settanta, in Italia apparve un fenomeno nuovo: il movimento femminista.

[modifica] Il femminismo

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce femminismo.

La polizia carica un corteo femminista
L'8 marzo 1972 la manifestazione della festa della donna si tenne a Roma in piazza Campo de' Fiori: vi partecipò anche l'attrice americana Jane Fonda, che pronunciò un breve discorso di adesione, mentre un folto reparto di polizia era schierato intorno alla piazza nella quale poche decine di manifestanti inalberavano cartelli con scritte inconsuete e «scandalose»: «Legalizzazione dell'aborto», «Liberazione omosessuale», «Matrimonio = prostituzione legalizzata», e veniva fatto circolare un volantino che chiedeva che non fossero «lo Stato e la Chiesa ma la donna ad avere il diritto di amministrare l'intero processo della maternità». Quelle scritte sembrarono intollerabili, perché la polizia caricò, manganellò e disperse le manifestanti.[11]
Il 1975 fu designato come "Anno Internazionale delle Donne" dalle Nazioni Unite e l'8 marzo le organizzazioni femminili celebrarono in tutto il mondo proprio la giornata internazionale della donna, con manifestazioni che onoravano gli avanzamenti della donna e ricordavano la necessità di una continua vigilanza per assicurare che la loro uguaglianza fosse ottenuta e mantenuta in tutti gli aspetti della vita civile. A partire da quell'anno anche le Nazioni Unite riconobbero nell'8 marzo la giornata dedicata alla donna.
Due anni dopo, nel dicembre 1977, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione proclamando una «giornata delle Nazioni Unite per i diritti della donna e la pace internazionale» da osservare dagli stati membri in un qualsiasi giorno dell'anno, in accordo con le tradizioni storiche e nazionali di ogni stato. Adottando questa risoluzione, l'Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe l'urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro paese.

domenica 6 marzo 2011

Mi piace il cielo d'Olanda perchè è infinito.
Non ci sono monti, colline, case, industrie a spezzare lo sguardo.
é infinito come il mare.

mercoledì 23 febbraio 2011

Spesa da italiana?


Domani riceveremo il Sofi, simpatico nome per codice fiscale e carta d'identità olandesi, da cui potremo aprire un conto in banca.
Domani saremo un po' piu olandesi.

Ieri mentre facevo la spesa ho notato un ragazzo sbuffante e spaesato. Stava due ore a leggere ogni etichetta. Ho avuto la sensazione fosse italiano. Non so perchè abbia attirato tanto la mia attenzione.
Ho osservato la sua spesa. Nutella e Bonduelle. mmmh proprio da italiano... l'ho guardato meglio e sulle suescarpe c'era scritto Italia.
Allora ho iniziato a guardare la mia spesa chiedendomi se fosse così evidente anche il mio essere italiana e se anch'io avessi un'aria così spaesata.
Eccola.
Perchè non vorrei scoprire d'essere una amcchietta del mio Paese.

lunedì 21 febbraio 2011

 "Con gli uccellini, le anatre e loe oche"... (Jova)
                                                                         Hillegom
                                                                          Haarlem
                                                 I mulini sono così belli da sembrare finti..

mercoledì 16 febbraio 2011

Wow...qui è tutta una scoperta..
é come tornare bambini, quando tutto è nuovo, quando ogni due passi spalanchi la bocca per lo stupore..
Tutto sembra un gioco, tutto è divertente, le piccole faccende quotidiane sono una scoperta continua..
Entro al supermercato e sento il profumo d'Olanda. Ci sono decine e decine di varietà di frutta e verdura, salse mai viste, scaffali e scaffali di wurstel sottovuoto, etichette colorate e nuove. Dolci e salati di pastasfoglia, sapori nuovi da scoprire. E poi quel pizzichino d'orgoglio nel trovare la Barilla e il Lavazza. Solo questo ci è rimasto.
E la tecnologia. La tecnologia che..wow, mi fa sentire su una navicella spaziale quando prendo l'autobus.
Wow.
E gli animali. Tanti, tantissimi uccelli. Aironi e trampolieri di cui non conosco il nome tranquillamente appollaiati sul ciglio della strada. E io strabuzzo gli occhi. E faccio fotografie.
I passanti non li notano e penso che saranno come i piccioni da noi, così diffusi da non vederli più.
Una bambina di tre anni mi ha fatto un dolcissimo sorriso. Secondo me ha riconosciuto nel mio stupore il proprio e per un attimo ci ha legate un invisibile filo di complicità.



Stamattina preparavo il latte per il caffè.. strano, denso- Mentre si scaldava vedevo la parte grassa dividersi dall'acqua. Sapeva di acido, come uno yogurt liquido e grasso. Karnemelk. Una sorta di panna acida da quel che ho capito. Esperienza che non vi consiglio, soprattutto nel caffè.

é stato divertente.


Da wikipedia:
Il latticello è il sottoprodotto della trasformazione in burro della panna. Dal sapore acidulo, è una bevanda popolare nell'Europa Settentrionale (nella Bretagna) e in alcuni paesi asiatici (Afghanistan e Pakistan).
Come il siero ottenuto nella produzione del formaggio, deriva dalla coagulazione della caseina. Rispetto a questo, tuttavia, è più acido e meno ricco di lattosio; queste due differenze hanno la medesima origine, giacché il sapore acido deriva dalla fermentazione del lattosio in acido lattico. In effetti, il latticello in commercio non è più prodotto assieme al burro, ma direttamente aggiungendo al latte batteri che fanno fermentare il lattosio. Il latticello è un ingrediente fondamentale per moltissimi dolci americani e per il pollo ftitto; anticamente si otteneva quando si faceva il burro in casa lasciando inacidire i residui della lavorazione del burro stesso. Quello che risultava da questa trasformazione veniva infatti chiamato "latte del burro" ovvero "latticello". Per produrlo in casa si può lasciar inacidire del latte lasciandolo al caldo, oppure si può ovviare preparando una miscela con il 50% di latte e il 50% di yogurt bianco intero. Ma il sistema migliore per ottenere il vero latticello in casa consiste nel montare della panna fresca tanto da farla "impazzire". In meno di 10 minuti il burro si separa dalla sua parte liquida e si ottiene quindi il latticello (ad es. con una confezione di panna fresca da 250ml si ottengono circa 90 gr. di burro e 125 ml di latticello).

mercoledì 9 febbraio 2011

ciao Po

e soparttutto Adda...e Brembo, le cui passeggiate mi furono terapia


Testimoni della mia vita dal principio a qui

mi appresto ad andare alla terra strappata all'acqua.

Tu, protagonista assoluta della mia vita.

lunedì 7 febbraio 2011

Come sempre, salirai in macchina pieno di fiducia, senza chiederti dove stiamo andando né perchè.
Mi stupisce sempre il modo in cui ti affidi completamente a me, non credo ti faccia domande, sai che ovunque io ti porti sarà per il tuo bene, o comunque necessario.

Io torno a prenderti. E anche tu mi mancherai da morire, mio amico più fedele e sensibile.
Fai parte della nostra famiglia, ancora piccola, ancora giovane, ma tu ci sei e ci sarai.
é stato bello averti qui nella nostra casetta nuova, nella tua casetta nuova. Vedrai che te ne troverò un'altra che ti piacerà altrettanto o forse anche di più. Con tanto fiumi in cui fare il bagno, con tanti prati in cui correre iniseme, con tanti nuovi amici. Con tanti cigni, papere e animali nuovi da scoprire.

Mi macherà tanto sprofondarmi nel tuo pelo.
A presto tesoro mio.

martedì 25 gennaio 2011

Panettone... rapido (1 giorno circa)

Ho scelto questa ricetta che prevede una lievitazione in sole due fasi, invece delle classiche tre. é più veloce e sono soddisfatta del risultato.


Consiglio di cercare lo stampo prima del tempo perchè non è facile trovarlo.
Molti siti consigliano come costruirlo con la carta da forno, ma avevo paura si potesse rompere in cottura.
Potete usare un pentolino coi bordi molto alti se interamente di metallo, manico compreso.


INGREDIENTI
  • 650 g farina (500 gr "00" e 150 gr Manitoba)
  •  2 cubetti di lievito di birra fresco da 25g (oppure 2 bustine di Lievito di birra)
  • 200 g zucchero
  • 2 buste di Vanillina o 1 bottiglietta di aroma alla vanillina
  • 1 fialetta aroma limone
  • 1 fialetta aroma arancia
  • 1 cucchiaino raso di sale
  • 5 tuorli d'uovo
  • 200 g burro liquefatto
  • 200 ml latte tiepido (40°C)
  • 250 g uvetta (se si preferiscono anche i canditi, la quantità deve essere 200 gr uvetta, 140 gr canditi) o di gocce di cioccolato


PREPARAZIONE


Sciogliere il burro a bagnomaria.


In un grosso recipiente, setacciare le due farine, e unire tutti gli ingredienti (tranne le uvette e i canditi o le gocce di cioccolato)unendo il latte tipido a filo e mescolando.


Utilizzare una frusta elettrice (vedi nell'immagine sotto la "punta" a spirale da usare) per amalgamare bene il tutto, fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo.
Lavorare l'impasto sulla spianatoia infarinata a lungo, allungandolo, ri-appallottolandolo, picchiandolo (almeno 10 minuti).


Ora, mettere l'impasto in un contenitore, lasciarlo lievitare almeno 12 ore, finchè raddoppia, coperto con un canovaccio.
Per aiutarlo (è molto pesante perchè ci sono tutti gli ingredienti) e diminuire l'attesa di molto, l'ho messo nel forno acceso al minimo (il mio 60 gradi), spegnendolo appena andava in temperatura e riaccendendolo quando perdeva il calore. Più lievita in questa fase, migliore sarà il risultato.


Quando è raddoppiato, unire l'uvetta e i canditi precedentemente lavati e asciugati o le gocce di cioccolato.
Io ho fatto entrambi i tipi dividendo a metà l'impasto.
Imburrare e mettere la carta da forno nello stampo e mettere l'impasto riempiendone poco più di metà.
Spennellare con il tuorlo d'uovo e fare una croce in mezzo.
Fare lievitare nuovamente l'impasto per un'ora. Io ho usato il metodo del forno di nuovo.


Infornare a 170 gradi per un'ora, a seconda della dimensione (i miei panettoncini erano cotti in una mezz'ora).
Vale la prova dello stecchino.
Dopo un quarto d'ora si consiglia di coprire la superficie con carta d'alluminio per non farla bruciare, ma basta controllarli spesso e regolare la posizione nel forno.
le mie creatuuuure


Quando il panettone è cotto, bisogna farlo raffreddare a testa in giu per far sì che le uvette non restino tutte sul fondo. Sospeso con uno stuzzaicadente, senza che tocchi il tavolo.
Poi, una spolverata di zucchero a velo e buon appetito!!!!