giovedì 20 gennaio 2011

una guerra vinta o un nemico meglio mimetizzato?

Documentario: il corpo delle donne. Testo.

Le immagini televisive sono comunicazione, memoria, sapere ed educazione;  sono uno specchio per nascondere o deformare la realtà.La tv ha un potere incredibile: ruba, deturpa, mina il paesaggio della coscienza di tutti, ci toglie le fondamenta, ci dà un’idea di donna contraffatta , irreale.
Chi sono le donne? Cosa vogliono? Come vengono rappresentate dai mass media?
In tv e nei giornali i volti e i corpi delle donne sono stati occultati, si è persa la complessità del femminile; si propone invece un'unica natura femminile in contrapposizione a quella maschile. La donna presentata in tv deve accontentare e assecondare i presunti desideri maschili.
La donna è stata ridotta e si è autoridotta ad oggetto sessuale. Forse la donna non riesce a guardarsi allo specchio ed accettare se stessa così com’è.
Eppure essere autentici però è uno dei diritti fondamentali dell’uomo.
Le donne spesso hanno introiettato il modello maschile e non sanno più cosa vogliono veramente, si guardano l’un l’altra con occhio maschile; non a caso le pubblicità rivolte alle donne adottano un linguaggio seduttivo, come se dovessero proporsi ad un target maschile. 
Le donne sono sottoposte a una pressione continua sul dover essere belle.
Ma per quale motivo? Perchè il sistema funziona così!
I modelli di riferimento femminili sono tutti uguali: dalla politica, alla musica pop, allo sport, le donne importanti devono essere belle.

Le donne emancipate, se chiamate ad esporre il proprio pensiero come persone di cultura, devono porsi pubblicamente e dichiaratamente come oggetto del desiderio.
La femminilità diligente e studiosa , la percentuale elevata di donne che in ambito scolastico supera il rendimento dei maschi, una volta approdata nel mondo del lavoro sembra scomparire, anzi, alcune delle donne che a livello di istruzione erano tra le più promettenti “usano” il loro corpo e la loro capacità seduttiva come un prodotto da vendere nel mercato dello show business. Che l’obiettivo delle donne sia il successo o che sia il matrimonio il mezzo per riuscirvi sembra essere uno solo: l’avvenenza fisica; le donne “vincenti” usano il corpo come scorciatoia per ottenere un riconoscimento sociale. Si è fatto credere alle donne che il loro potere passi per l’esibizione disinvolta del proprio corpo; c’è il malinteso concetto per cui un essere umano che ha raggiunto la presunta liberazione dagli stereotipi possa usare i medesimi per divertirsi. Ma giocare con i simboli e con gli stereotipi presuppone una consapevolezza così potente e così granitica del gioco medesimo che è molto difficile non restarne scottati.
Molti programmi televisivi, reality e non, rappresentano donne come trepide aspiranti fidanzate e mogli, e in assoluto come membri di un volgarizzato harem, come docili (e nei confronti delle proprie simili, implacabili) esempi di una  femminilità antica. Il corteggiamento, il fidanzamento, il matrimonio in questi programmi sono proposti come l’obiettivo privilegiato dalle donne, conquista da sottrarre alle altre con tutte le armi a disposizione. La donna in tv è presentata come sposa o pornostar, altrimenti come isterica e rampante donna manager, o come perfida ammaliatrice. Nella realtà però, nella famiglia e nel lavoro l’ asimmetria di genere è un dato persistente:la cosiddetta parità invece che assicurare alle donne pari diritti garantisce loro il doppio lavoro, quello non retribuito a casa e quello fuori. 
La falsa immagine della donna vincente nel lavoro corrisponde ad una  percentuale di donne bassissima, in particolare in Italia. La donna rovinafamiglie enfatizzata dai film e contrapposta inevitabilmente alle donne che non rinunciano alla maternità per il lavoro semplicemente esiste in una percentuale trascurabile. Nella vita reale, al contrario, perdura il cosiddetto sex typing, la segregazione  orizzontale, che restringe l’occupazione femminile ad una rosa limitata di professioni; vi è poi la segregazione verticale, il cosiddetto “soffitto di cristallo” che ostacola l’accesso alle gerarchie aziendali.    
L’immagine della donna in tv è umiliante, il suo corpo è oggettivizzato; è scomparso il volto delle donne sopra i 40 anni perchè camuffato da una serie di interventi estetici che rendono l’immagine femminile stereotipata.
Le uniche donne che vengono presentate nella loro naturalezza o compaiono in programmi televisivi con bassa audience in tarda serata, oppure sono rappresentanti di una femminilità sguaiata e volgare, che si mettono in competizione con le donne più giovani .
Cosa si può fare di fronte alla dittatura della tv e dei media verso gli spettatori? Non è comunque sbagliato il sistema dei media in se stesso, compresa la rete Internet, perché non inventa niente e i suoi contenuti non fanno che riflettere il mondo reale, i simboli, le idee, i discorsi, i luoghi comuni, i pregiudizi e gli stereotipi ben installati nella vita quotidiana delle persone. Se mai contribuisce efficacemente a rinforzarli. La pubblicità e i mass media in genere non sono il luogo da cui scaturiscono gli stereotipi, essi  amplificano quegli stereotipi che già esistono. Non bisogna confondere mezzo e messaggio; ciò che conta è entrare nel mondo dei simboli per osservarli e riconoscerli, per renderli, forse e finalmente, innocui.  
Molti giornalisti, esperti, sociologi, opinionisti mettono sotto accusa le “nuove tecnologie”, computer, Playstation e telefonini in testa; eppure quel che avviene ha responsabilità più complesse e sottili, legate ad un’idea profonda del femminile che si distribuisce con modalità apparentemente innocue in centinaia di luoghi e di supporti. E quel che peggio è che questa “educazione” distorta viene impartita alle bambine fin dalla più tenera età. Si pensi alle eroine dei  fumetti, alle riviste per bambine, alla moda che vuole le bambine in minigonna e tanga, alla pubblicità che le dipinge come piccole cuoche, ai giocattoli che ripropongono alle bambine il vecchio armamentario della seduzione miniaturizzato, alle bambole sexy che rispecchiano e inducono i loro sogni: diventare madri, ballerine, estetiste, mogli di calciatori. Spesso poi sono le madri ad accettare acriticamente e a perpetuare i codici di costruzione di identità maschili e femminili stereotipati e discriminanti.


                                                                   di Lorella Zanardo

(Mi sono permessa di pubblicarequeste parole perchè questo documenatrio è davvero illuminante. Guardatelo.
spero di non fare torto a nessuno nel pubblicare questo testo e queste immagini, chiaramente non mie)

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